Siamo partiti alla fine del mese: io e la nostra instancabile infermiera siamo arrivate per prime, poi il giorno seguente ci hanno raggiunto il medico e il fotografo. Insieme, abbiamo trascorso cinque giorni intensi nel campo profughi, dedicandoci senza sosta a tutte le attività previste.
Il team medico ha visitato centinaia di persone: bambini, adulti, anziani e malati cronici. Alcuni casi particolarmente gravi hanno richiesto cure specialistiche e ospedalizzazione, che abbiamo deciso di sostenere direttamente, garantendo così un intervento tempestivo ed efficace.
Abbiamo consegnato gli aiuti del programma di sostegno a distanza per i nuclei familiari più fragili, in particolare per gli orfani. Abbiamo visitato una a una tutte le famiglie che seguiamo, raccogliendo aggiornamenti, bisogni e difficoltà, ma anche storie di coraggio e piccoli miglioramenti.
Come sempre, una parte importante del nostro intervento è stato dedicato ai più piccoli: abbiamo distribuito latte per i neonati malnutriti, per quelli che non possono essere allattati o che hanno perso la mamma. Un gesto semplice, ma fondamentale per la loro sopravvivenza.
Abbiamo anche visitato la nostra tenda scuola: abbiamo somministrato un test di lettura, scrittura e matematica per monitorare i progressi dei bambini e, a fine giornata, abbiamo organizzato una piccola festa, premiando con entusiasmo gli alunni più meritevoli. Vederli sorridere, nonostante tutto, è stato uno dei momenti più toccanti di questa missione.
Sono stati giorni molto faticosi, rientravamo ogni sera alla base stremati, ma con il cuore pieno. La soddisfazione di poter fare la differenza, anche solo per un piccolo tratto di strada, ci ripaga di ogni fatica.
Avrei dovuto proseguire poi per la Siria, ma a causa dei bombardamenti sulla città di Beirut – tappa obbligata per attraversare il confine – ho dovuto prendere la difficile decisione di rientrare. Nel frattempo, però, le nostre 15 giovani ingegnere siriane, che partecipano al programma ESPERO, hanno presentato il loro primo pitch di progetto. Non potendo essere lì di persona, ho seguito tutto online, con grande emozione e orgoglio.
Arianna Martini