Missione Madagascar: acqua, cura, resistenza
Siamo appena rientrati dalla missione in Madagascar. È stata una delle più complesse e dense dell’ultimo periodo. Una missione che ci ha messo alla prova, umanamente e logisticamente, e che ci ha restituito, come sempre, molto più di quanto siamo riusciti a dare.
Siamo partiti dall’Italia in tre: io, la dottoressa Anna Menghini e Valentino Caridi, fotografo. A Addis Abeba ci ha raggiunti Giulio Castelli, tecnico agronomo. Una volta sul posto, ci siamo uniti al nostro team locale, insieme a un medico malgascio e a un’interprete. Due squadre, due direzioni: una tecnica, una medica. Un solo obiettivo: rispondere ai bisogni essenziali di chi abita nei quattro villaggi che abbiamo deciso di sostenere.
Acqua da trattenere, acqua da proteggere
Dal punto di vista tecnico, abbiamo proseguito il lavoro avviato a novembre sulla raccolta dell’acqua piovana. I cambiamenti climatici stanno modificando i cicli delle piogge: precipitazioni rare, irregolari, spesso fuori stagione. Il rischio è che, anche quando piove, l’acqua non resti. Così abbiamo organizzato incontri di formazione nei villaggi per spiegare come trattenerla, come proteggerla. Seduti per terra, tra le mani fotocopie e speranza.
Poi gli interventi veri e propri: ampliamento del primo bacino, scavo di altri due, costruzione dei canali. In tre villaggi su quattro abbiamo trovato le condizioni per agire. Nel quarto lo faremo presto: convoglieremo l’acqua piovana dai tetti di un vecchio edificio scolastico verso una cisterna già presente. Ci adattiamo come è possibile, trovando la soluzione migliore in armonia con il contesto e i luoghi.
La cura come risposta
Nel frattempo, il team medico ha visitato l’intera popolazione dei villaggi. Abbiamo acquistato sul posto medicine, strumenti essenziali e portavamo con noi competenze e attenzione. E anche lì, a ogni visita, una storia. Alcune gravi, altre gravi da troppo tempo. Un bambino e un adulto sono stati operati d’urgenza. Una bambina è stata salvata grazie a otto sacche di sangue. I ricoveri, i farmaci, il cibo per chi accompagna: tutto, lì, ha un costo. Un costo che ci siamo assunti, come sempre, grazie al sostegno di chi, come te, ci accompagna a distanza.
Abbiamo anche avviato un programma per i bambini malnutriti: quaranta casi identificati, cure differenziate, controlli ogni quindici giorni. Latte in formula per i più piccoli, alimenti terapeutici per i più grandi. Due mesi di percorso, due mesi di speranza.
Riso, acqua, dignità
Come sempre, abbiamo portato un camion pieno di riso, distribuito tra i villaggi. E abbiamo verificato l’andamento della distribuzione dell’acqua, che continua regolarmente anche in nostra assenza grazie al passaggio settimanale della cisterna. Questa volta, un ritardo burocratico ha rischiato di interrompere il servizio: non potevamo permetterlo. Abbiamo acquistato taniche e organizzato un carico d’emergenza, garantendo comunque l’acqua a tutti.