Quando scrivo della missione, sembra sempre di dire le stesse cose.
E, a grandi linee è così. Ma le emozioni che si vivono, la fatica e la gioia. La speranza e la disperazione, quelle sono cose che hanno sempre un volto e un peso diverso. Ogni missione è diversa per le persone che si incontrano, per gli imprevisti che si affrontano, per il freddo o il caldo. Per la stanchezza. Perché si parte pieni di speranza e si torna con le mani vuote, anche se sai di aver fatto tutto quello che ti eri prefissata. Il solito lungo viaggio in aereo, il solito dormire poco o niente tutte le sere. E mangiare poco e male. Siamo stati al campo tre giorni, poi abbiamo fatto tre ore di macchina per spostarci nell’area urbana a nord, e dopo due giorni siamo tornati al campo per ancora un giorno.

Nei primi tre giorni ci siamo dedicati alla distribuzione dei pacchi alimentari per le quasi 900 famiglie del campo, alla lunga distribuzione dei sostegni ai nuclei di orfani, ad acquistare le stufe per le due Tende Arcobaleno e a consegnare il materiali didattico portato dall’Italia, a comperare giubbini e vestiti per tutti i nuclei più fragili. Abbiamo passato molto tempo nelle Tende Arcobaleno, dove i bambini davvero possono respirare un po’ di pace e imparare a leggere, scrivere, un po’ di storia, di geografia ma soprattutto sperare in un futuro diverso dalla schiavitù dell’ignoranza. Oltre a libri, quaderni e materiale didattico, abbiamo portato due PC e l’ultimo giorno abbiamo acquistato anche due monitor perché possano seguire online programmi educativi e , perché no, qualche cartone animato.
I nostri insegnanti stanno facendo un lavoro immenso, in una situazione davvero difficile e precaria. Quando ci siamo spostati nell’area urbana lo abbiamo fatto per aprire una piccola scuola di 40 alunni. E siamo restati per due giorni, anche per incontrare un’associazione locale con cui discutere di possibili progetti futuri. E’ una scuola davvero umile e semplice, un solo insegnate e tanta buona volontà. I bambini che la frequentano sono più curati e vivono in un contesto migliore rispetto ai bambini del campo, ma sono comunque isolati e spesso rifiutati dalle scuole ufficiali. Faceva freddo, faceva davvero freddo e ha anche nevicato. Abbiamo cercato di arrivare ovunque e quanto più possibile.

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