Siamo partiti in due, Arianna e Pietro, il fotografo.
Il clima è di incertezza, siamo appena a tre settimane dal sisma che ha sconvolto Turchia e Siria.
Noi di SSCh, grazie al team locale in Siria, abbiamo immediatamente portato soccorsi alla popolazione di Jenderis, una delle zone maggiormente colpite di questa nazione già devastata da undici anni di guerra.
Materassi, tappeti, coperte, fornelletti a gas, cibo, latte per i neonati e supporto specifico per i tanti, troppi, nuovi orfani.
Ora abbiamo un permesso per entrare per un solo giorno, verificare gli aiuti, documentare e terminare quello che abbiamo iniziato.
Non subito. I primi giorni li passiamo al campo, il solito enorme campo sul confine con la Turchia. Il campo che, da dieci anni, dipende dai nostri aiuti.
Consegniamo i sostegni agli orfani, distribuiamo i pacchi alimentari ed il latte in polvere per i neonati, passiamo molto tempo nella Tenda scuola che noi chiamiamo Tenda Arcobaleno.
Ed è proprio un arcobaleno di colori ed emozioni, l’unico luogo in cui si respira speranza al campo.
Ci colleghiamo con la scuola primaria di Torino, un momento in cui due modi diversi di essere bambini si incontrano facendo comprendere a noi adulti che non esiste alcuna differenza quando a parlare sono i bambini.Verifichiamo i pozzi, di interventi ce ne sarebbero da fare ancora e ci si penserà più avanti.
Come sempre passiamo molto tempo con le famiglie più fragili e cerchiamo di dare ascolto e supporto dove e come possibile.
Madri da sole, nonne cieche accudite da piccole nipoti orfane, bambini malati, adulti dimenticati.
C’è posto per tutto e per ogni tipo di sciagura nella sventura.
Lasciamo il campo e ci spostiamo verso il confine, Anna Farina ci raggiunge e dopo spostamenti di ore e una mezza giornata in una Hatay fantasma rasa al suolo dal sisma, un po’ come palline da flipper per via di imprevisti e lungaggini, siamo finalmente in Siria. Non prima di aver visitato e supportato tante famiglie che a Kilis ancora vivono in condizioni inaccettabili.
Anna va alla clinica di Bab Al Salam con il dott. Alì e torna la sera contenta per il lavoro del dottore e per essere riuscita ad aiutare famiglie al campo stesso.
Noi a Jenderis visitiamo le zone devastate dal terremoto, Pietro filma e scatta foto che sono un pugno nello stomaco. Raggiungiamo molte delle famiglie e degli orfani che il nostro team locale aveva già aiutato poche settimane fa e programmiamo gli aiuti successivi,: tende per chi è ancora per strada.
Incontriamo orfani, famiglie spezzate, bambini feriti e tanta disperazione.
Incontriamo Amal, dagli occhi vuoti e profondi come due burroni. Ci mostrano il video di come è stata estratta viva dalle macerie, dopo 7 ore.
Il video è atroce, lei ci è seduta accanto e non muove un muscolo del viso.
Svuotata.
Promettiamo a tutte le Amal di tornare presto, poche settimane ancora, con tende, cibo e un po’ di speranza.
Come? La speranza è una merce preziosissima e quando la doni, apri una porta che non potrai più chiudere.

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